I Musei di Capoliveri

Museo Del Mare

Museo Della Vecchia Officina
 
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Il Museo del Mare.

Un’imbarcazione francese naufragata nel corso dell’ottocento nei mari che circondano l’isola d’Elba, una storia fatta di gioielli preziosi, gemme, e monete antiche ritrovate a bordo di un piroscafo. Tesori sommersi e sapientemente recuperati che oggi raccontano tutte le loro incredibili avventure in questo piccolo museo nel cuore del centro storico di Capoliveri.

l Museo del Mare di Capoliveri, inaugurato nell’aprile 2014 nei locali restaurati di via Palestro, ospita la mostra “Il relitto del Polluce – Naufragio a Capoliveri” curata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e dal Comune di Capoliveri.
Il Museo racconta la storia del naufragio del Polluce, piroscafo costruito in Francia nel 1839 e affondato il 17 giugno del 1841 a largo delle coste di Capo Calvo.
Nell’incidente tutto il carico della nave andò perduto; il proprietario del Polluce, il famoso armatore genovese Raffaele Rubattino, tentò di recuperare i preziosi reperti della nave, ma fallì nell’impresa.
Nel 2000 alcuni cacciatori di tesori inglesi riescono a portare alla luce una parte del tesoro sommerso con una truffa: col pretesto di voler recuperare il relitto di una nave mercantile inglese affondata durante la prima guerra mondiale, la “Glean Logan”, e fornendo come coordinate quelle del relitto del Polluce, riescono ad ottenere un permesso per la ricerca del relitto e ad appropriarsi di una parte del tesoro sommerso. Fortunatamente il tesoro viene recuperato prima che venga messo all’asta sul mercato inglese. In seguito, nell’ottobre 2005, viene completato il recupero dei tesori rimasti sommersi.

Il Museo del Mare conserva al suo interno il prezioso carico del relitto del Polluce, andato perso in seguito al naufragio del 1841 e recuperato tra il 2000 e il 2005. All’interno delle sale del museo è quindi possibile ammirare i magnifici e preziosi reperti che si trovavano a bordo dell’imbarcazione. Si tratta di documenti di bordo, lettere e merci di vario genere, ma anche moltissimi oggetti dell’epoca di uso quotidiano, quali: arredi per la tavola, corredi delle cabine e oggetti di bordo.
Insieme a tutti questi oggetti è esposto anche il vero “tesoro” del Polluce, il grande carico di monete d’oro e d’argento che era a bordo del piroscafo insieme a meravigliosi gioielli d’oro, monili e piccole statue di porcellana.


La campana del piroscafo Polluce
Fonderia Villain Fils, Le Havre, 1839, bronzo La campana del piroscafo Polluce porta il nome originale del piroscafo Pollux. Sul corpo è leggibile la scritta in caratteri capitali: “1839 POLLUX VILLAIN FILS AINE FONDEUR AU HAVRE”. La campana a bordo alle navi risale al periodo della marina velica e era solitamente collocata in prossimità del cassero centrale. Il suo compito era quello di scandire il tempo e regolare l’attività di bordo. Ancora oggi, le campane a bordo rappresentano la carta d’identità della nave, e simbolo di riconoscimento univoco per l’imbarcazione.


Water Closet
Inghilterra, 1839, ottone, rame, ceramica. Water closet completo del meccanismo per la pompa. La tazza esibisce un decoro “all’italiana” caratterizzato da scene marine e motivi fitomorfi nei colori del bianco, blu e azzurro. L’evanescenza del colore è dovuta alla lunga permanenza sul fondo del mare. Questo è un oggetto molto raro e costituisce uno dei primi esempi di dotazioni sanitarie moderne su di un piroscafo per passeggeri. Si trovava all’interno di una toilette destinata agli ospiti di prima classe.

Le monete
L’ingente carico di monete (oltre 10.000 d’argento e 250 d’oro) offre una visione significativa del circolante nell’anno del naufragio: un momento storico di passaggio fra tradizione e progresso, fra navigazione a vela e vapore, e fra sistemi diversi di batter moneta. La maggior parte delle monete è costituita dai cosiddetti “colonnati” spagnoli d’argento, battuti secondo il vecchio sistema nelle zecche del Nuovo Mondo prima della fine del dominio spagnolo. Un’altra parte è rappresentata da emissioni con sistema decimale, introdotto in Europa con la Rivoluzione Francese, e che avrebbe consentito rapporti precisi e scambi fra monete di Stati diversi.