I SANTUARI E LE CAPPELLE VOTIVE

SANTUARIO
DELLA MADONNA DELLE GRAZIE
CHIESA
DI SS. MARIA ASSUNTA
CHIESA
PLEBANIA DI
SAN MICHELE
CHIESA
DELLA MADONNA DELLA NEVE
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IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

 

Nel Santuario della Madonna Delle Grazie, edificato nel XVI secolo, si trova un "olio su tavola" di piccole dimensioni (cm 45x56) al centro dell'altare maggiore, detto della "Madonna del Silenzio", di Marcello Venusti e copia dell'Opera di Michelangelo. Il nome deriva dal gesso del piccolo S. Giovanni Battista che mette l'indice della mano sinistra sulla bocca, ad indicare che  bisogna fare silenzio per non svegliare il bambino Gesù.  Il quadro, opera dell'allievo prediletto di Michelangelo assieme a Sebastiano del Piombo, fu data in forma di bozzetto dal maestro ai suoi scolari (appartenenti alla bottega) perchè ne traessero ispirazione per pitture finite in ogni particolare. Il Santuario, arricchito successivamente dagli affreschi di Eugenio Allori, è stato custodito fino al secolo scorso da romiti (eremiti) che vestivano l'abito sacro.

Nel 1792, alcuni monaci francesi profughi dalla Francia rivoluzionaria furono ospitati nell'annesso romitorio e vollero costruire, come testimonianza della loro presenza e come segno di ringraziamento per l'accoglienza ricevuta, la strada che dal santuario sale fino al paese.
Un mercante tedesco, il Sig. Gustav Blankenagel di Köln, negl'anni Sessanta, fece restaurare le fondamenta perimetrali, fece intonacare tutte le mura esterne ed infine volle che tutto il santuario fosse decorato da Egidio Scotto. Durante quei lavori di restauro, l'Altare maggiore, liberato dalle stuccature barocche, che si stavano deteriorando, ha recato la lieta sorpresa della ricomparsa di un'altare in pietra d'epoca medievale, segno di una preesistente struttura religiosa.

 

Curiosità:

Nella sacrestia sono custoditi gli Ex-Voto alla Beata Vergine. Si tratta dell'immagine più amata e venerata dai capoliveresi. Il Santuario è stato restaurato intorno agli anni sessanta, e da allora sul capo di Maria brilla una corona di pietre preziose donata dai capoliveresi, mentre la cornice ornamentale fu regalata nel 1963 dagli operai delle miniere.

 

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LA CHIESA CENTRALE DI SS MARIA ASSUNTA

CENNI STORICI.
Tutti i documenti dell’antica storia della chiesa sono andati in fumo, bruciati, quando i soldati della repubblica francese invasero l’Elba. Un archivio storico pieno di preziose notizie, non solo riguardo alla chiesa, ma anche di tutta la comunità capoliverese, distrutto con un falò. Don Michele Albertolli, parroco dai primi del 1900 al 1948, in un volume dal titolo “L’Elba illustrata”, racconta come avvenne la distruzione. Don Michele, sacerdote capoliverese, conosceva molto bene la storia della parrocchia e citando addirittura un certo Bacci, custode dell’archivio, riferisce che appena seppe che i francesi stavano per arrivare in paese, prese con se tutti gli incartamenti e si nascose nelle sepolture che erano sotto il pavimento della chiesa. I soldati entrati per trafugare oggetti di valore non trovarono niente. Il povero Bacci nel frattempo, non potendo più resistere alle esalazioni dei cadaveri sollevò il coperchio di pietra e mise fuori la testa…”Immaginarsi la meraviglia e forse anche il terrore dei presenti-frai quali alcuni soldati- alla vista di questo novello Lazzaro che usciva dalla tomba”. I soldati si precipitarono all’interno delle sepolture, non trovando oggetti di valore, indispettiti uscirono fuori con tutti i documenti dell’archivio e dando un “bel carico di legnate al povero Bacci”, in chiesa stessa, distrussero chissà quanti e quali preziosi documenti. Questa in sintesi l’esposizione di don Michele.

Il centro storico del paese ha una lunga via centrale, Via Roma; al termine del tratto pianeggiante troviamo la chiesa parrocchiale intitolata a Santa Maria Assunta. Il campanile di erge imponente con la cuspide piramidale. La chiesa di stile Francescano ad unica navata, è stata restaurata nel 1995 dall’allora parroco Don Gino Salmaso, con modifiche all’altare maggiore e ai quattro altari laterali. Non vi sono opere di grande valore artistico se non l’altare dell’Assunta in marmo rosato dello stesso tipo dell’altare del Santuario della Madonna delle Grazie. Imponente è l’organo a canne che si trova collocato in alto sul fondo dell’edificio. Di pregio è l’immagine lignea della Madonna Assunta, realizzata dagli artisti di Ortisei negli anni 50, donata dal Parroco
Don Vincenzo Bernardini e dal popolo di Capoliveri.  A servizio della chiesa vi è solo una modesta sacrestia, mentre la casa canonica si trova nella parte nuova del paese in Via Soprana.

Curiosità:

I documenti più recenti partono dal 1623, data in cui la chiesa era già stata costruita. Un’iscrizione posta sopra il portone d’ingresso attesta che fu restaurata da Leopoldo II nell’anno 1830.

La torre campanaria della chiesa  è costruita sulle fondamenta di una delle torri di avvistamento dell'antico castello di Capoliveri.

 

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CHIESA PLEBANIA DI SAN MICHELE

San Michele posto ai piedi di Capoliveri  sotto la strada che conduce a Mola.
Si trova in una posizione paesaggistica stupenda, con la visione del Piano di Mola e del Golfo di Porto Azzurro.
La chiesa plebania di San Michele,
fu costruita durante il dominio pisano, che si esercitò sull'Elba dal 1000 fino al 1380. La Santa Sede, che aveva in possesso l'isola, la concesse alla città di Pisa, come premio per aver liberato il mare Tirreno dalle scorrerie dei pirati saraceni. A questo periodo risale la costruzione della pieve che presenta un'inconfondibile stile romanico.

La Pieve di San Michele, la si può raggiungere per mezzo di una stradina, in discesa, posta al lato destro della strada che congiunge Capoliveri a Mola. Si perviene ad un piccolo recinto dell'antico cimitero di San Michele, fatto costruire nel 1855, a seguito di una pestilenza che colpì Capoliveri.
Si prosegue fino ad arrivare,  nell'abside della pieve, unico suo residuo.
Della facciata e delle mura perimetrali, restano solo le fondamenta.
La pieve, ad unica navata, fu costruita nella prima metà del 1100.
Sul finire del 1200 su tutto il territorio elbano esistevano quattro parrocchie, dette pievi,
 Portoferraio, (Santo Stefano alle Trane) Marciana (San Lorenzo in Marciana), Campo (San Giovanni in Campo) e Capoliveri.
La loro importanza era data dal fatto che solo le pievi possedevano il fonte battesimale e da qui la loro preminenza sul piano religioso. Inoltre erano normalmente erette fuori dalla cinta muraria dei paesi o castelli, quasi a sottolineare, anche geograficamente, l`indipendenza da chi dominava il castello.
Nel 1302 la pieve di San Michele possedeva il patrimonio più cospicuo di tutte le chiese dell'isola. L'area in cui sorge, fu probabilmente abitata sin dai tempi in cui Capoliveri (Caput Liberum) era romana.
Nel corso dei secoli e nel recente passato, la ricerca archeologica sull'isola, ha segnalato il ritrovamento di monete romane di bronzo e di argento sull'area in cui sorgeva la chiesa.
Secondo le misurazioni eseguite da Vincenzo Mellini, (archeologo) la lunghezza interna della pieve, escluso l'abside, era di m. 14,80, la larghezza interna di m. 6,20. L'abside, citata con fotografia in alcuni testi di storia dell'arte, è conosciuta dagli studiosi del cosiddetto stile pisano, soprattutto per la caratteristica finestrella, che dona alla costruzione un tono di peculiare originalità.
Il muro, come quello delle altre chiese romaniche elbane, è costruito con pietra calcarea con sfumatura rosa, con pietre quadrate.
Un memorabile evento storico è legato a San Michele.
Il Papa Gregorio XI vi celebrò la messa nel novembre 1376, in occasione della forzata sosta all'Elba, allorquando la sua imbarcazione, proveniente da Avignone e diretta a Roma, incappò in un violento fortunale, che la costrinse a ripararsi nelle coste elbane.
La tradizione orale di un papa che ha celebrato messa a Capoliveri, è tuttora viva in paese; ne ciò deve destare meraviglia, dal momento che, non essendo ancora costruito il forte spagnolo di Longone (1603), nè essendo allora dotata l'attuale Porto Azzurro di valide strutture portuali, San Michele era la sola chiesa della zona che si elevava presso il porto di Capoliveri.
Tale porto,  è esistito sino al 1500, sul canale che congiungeva il golfo di Porto Azzurro con il Golfo Stella, canale che Napoleone aveva progettato di riscavare e di cui oggi esistono tracce visibili nel Piano di Mola.
Nel 1544 Capoliveri fu saccheggiata dai pirati saraceni ed è pertanto probabile che la pieve di San Michele subisse la medesima sorte.
Arrivata malconcia sino alle nostre generazioni S. Michele è stata ristrutturata recentemente per continuare a tramandare la nostra storia alle future generazioni. 

 

Curiosità:

Nei recenti restauri fatti nel 2002 sono state trovate  fondamenta antecedenti l'era pisana ed  una tomba al di fuori delle mura sul lato sinistro della pieve che guarda verso Mola  sepoltura forse di un eretico o un pagano.

 

 

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LA CHIESA DELLA MADONNA DELLA NEVE

Tale edificio misurava internamente 8,35 m. di lunghezza per 3,80 di larghezza ed aveva una piccola abside.

La chiesa originaria, come tutte le chiese elbane, fu distrutta nella prima metà del XVI secolo, l’abside crollò definitivamente anche per il cedimento del terreno, che a lato nord tutt’ora è evidenziabile.

Fu eseguita una prima ricostruzione alla fine del XVI secolo, una seconda nell’XVIII, mentre la ristrutturazione generale è avvenuta nel 1995. Nelle varie ricostruzioni avvennero ampliamenti tali che trasformarono completamente la struttura primitiva, portandola alle attuali misure di m.13,00 per 7,40. Possiamo in ogni modo notare come i conci della chiesa primitiva siano stati bene utilizzati per costruire una parte dell’edificio, quella, che pur non mantenendo le misure, si colloca nell’area originaria. Annesso all’edificio di culto vi era anche una casa canonica, in parte ricostruita e attualmente utilizzata come sacrestia.
La Chiesa della Madonna della Neve è aperta al culto.  Il Parroco della parrocchia Santa Maria Assunta di Capoliveri vi celebra la S. Messa ogni domenica.

Curiosità:

Nei primi dell'800 era ancora abitata da un'eremita, Giuseppe Tosi,  che godeva di un fabbricato composto di cucina, di due piccole stanze, di due cantine, con due tini e cinque botti, di una vigna di circa tre saccate e di due saccate (misurazione del terreno di epoca lorenese) di terrreno seminato a grano. 

Un aneddoto, decisamente più simpatico racconta che: Nel 1874, quando il clero locale cercò di sostituire l'immagine della madonna con un’altra, stilisticamente più raffinata, gli abitanti di Capoliveri insorsero rivolgendosi al Vescovo di Massa Marittima che, assecondando le loro richieste, impedì che fosse effettuata la sostituzione.

Nel 1793 si registra un evento luttuoso nel santuario: due soldati della guarnigione  napoletana  di  Longone uccisero e  depredarono  due romiti.
A ricordare l’evento rimane una cronaca dell’epoca.

Abbandonata dai romiti e passata alla parrocchia di Capoliveri, la chiesa  cadde in rovina. Nel corso del XX secolo sono stati molti gli interventi di conservazione, il più significativo di tutti (agli inizi degli anni Cinquanta) la demolizione delle parti pericolanti del romitorio (con diversi interessanti rinvenimenti all’interno di esso) e lo studio delle antiche strutture.
La festa della chiesa si celebra ogni 5 agosto

Lacona è una rinomata località balneare del comune di Capoliveri. Alle bellezze naturali si aggiunge quella di una piccola chiesetta dedicata alla Madonna della Neve.

Da alcune ricerche effettuate negli anni cinquanta e a dei saggi del 1987, è emerso con sufficiente precisione, che la datazione dell’edificio originario di stile romanico, si aggira intorno al XII secolo.

 

 

 


 

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