Curiosità su Capoliveri

>

La Chiesa Di San Mamiliano

La chiesa di San Mamiliano, oggi non più esistente, era un edificio religioso del XII secolo ubicato nel paese di Capoliveri.
Documentata in atti notarili del 1343, la chiesa di San Mamiliano si trovava in diretto rapporto visivo con il monastero di San Mamiliano sull'isola di Montecristo.
Accanto ad essa esisteva un piccolo convento dell'ordine camaldolese.
Incendiata nel 1553 durante l'assalto franco-turco guidato da Dragut, venne ricostruita negli anni successivi per poi cadere in rovina a partire dal XIX secolo.
Fu demolita nel 1894 con delibera del comune di Portolongone.
Alcune bozze in calcare dell'originario edificio romanico furono inglobate nel muro dell'attuale piazza Matteotti, poco distante dal punto in cui sorgeva la chiesa.
[Muro del Belvedere (Pensilina)]


Delibera di demolizione della chiesa 1894





Collegamento visivo tra le chiese
di  San  Mamiliano e Montecristo


Curiosando ancora un po' su San Mamiliano fra Storia e leggende

La leggenda
racconta la coraggiosa uccisione, da parte di San Mamiliano, di un terribile drago alato, guardiano dell’isola di Montecristo, alla morte del quale, sul luogo del combattimento, sarebbe nata una sorgente d’acqua purissima.
Gli elementi e la dinamica della vicenda, fortemente simbolici, si riferiscono probabilmente alla presunta esistenza sull’isola di un luogo sacro dedicato a Giove, superato nel culto dall’insediamento della nuova forma religiosa rappresentata dal Cristianesimo.


San Mamiliano
si fermò a Montecristo, dove visse in una piccola grotta ancora oggi chiamata
Grotta del Santo, fino alla morte, avvenuta il 19 ottobre del 460 e annunciata a tutte le isole dell’arcipelago attraverso la materializzazione di un’enorme colonna di fumo bianco.

Secondo la leggenda popolare,

da tutti i luoghi in cui si poteva scorgere il fumo, partirono un gran numero d’imbarcazioni cariche di fedeli intenzionati ad accaparrarsi le reliquie  del  Santo  che sembra, invece, siano rimaste nell’isola fino  al  1098  quando,  per volere  del  papa Urbano II, furono trasportate in Santa Maria in Monticelli a Roma,  dove  una  lapide  ricorda  un’ulteriore  traslazione  a Palermo,  nella   Cattedrale,   voluta  dal  papa    Alessandro VII     (12 ottobre 1658).

Un’altra versione

racconta che le spoglie di  San Mamiliano furono trasportate all’isola del Giglio, per poi essere, insieme a quelle dei monaci, traslate a Civitavecchia.

Nel 1111
 
un sacerdote fiorentino tentò di trasportare le famose reliquie a Firenze; ma risalendo l’Arno,  la barca su cui si trovavano le spoglie si immobilizzò davanti alla chiesa di San Matteo a Pisa; il prodigio venne interpretato come un desiderio di San Mamiliano, affinché i propri resti fossero conservati in quella chiesa.


La grotta del Santo



Il Tesoro
La fama di intensa vita spirituale, di semplicità e penitenza di cui godevano i monaci di Montecristo, attrasse molti nobili e ricchi signori possessori di beni in Corsica, Sardegna, Elba ed entroterra toscano, i quali contribuirono, attraverso donazioni e lasciti, a dotare il Monastero di una floridezza finanziaria talmente consistente da alimentare la cupidigia di molti.
In un documento datato 11 giugno 1277, il nuovo abate del Monastero giura solennemente che non avrebbe mai dato in pegno, per qualsivoglia necessità, il cosiddetto «Tesoro».


Curiosità

Il quadro raffigurante
la Madonna del Carmine,
San Mamiliano e Sant’Andrea,
oggi è custodito nella chiesa parrocchiale di
S.S. Maria  Assunta  in  Capoliveri

Con altri dipinti che decoravano la chiesa.